di Nadia Lucia Cerioli
Il 12 luglio scorso, con un risultato che è stato definito di portata epocale per la sua importanza semantica e strategica, è stata approvata dal Parlamento europeo, con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti, la Nature restoration law, la prima legge sul ripristino della natura del nostro continente.
Ora la legge dovrà passare attraverso i negoziati del Parlamento con il Consiglio d’Europa per eventuali modifiche o emendamenti per raggiungere la definitiva versione del testo da adottare. La sua applicazione sarà successiva alla messa a disposizione da parte della Commissione di informazioni su come garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e alla quantificazione dell’estensione delle aree da ripristinare per il raggiungimento dei target assegnati da parte degli Stati membri. Il Parlamento, inoltre, prevede la possibilità di posticipare il conseguimento di obiettivi in presenza di circostanze socioeconomiche straordinarie.
La Nature restoration law fa parte del cosiddetto “Pacchetto natura” approvato il 22 giugno 2022, anche nell’ottica di concretizzare gli impegni internazionali assunti con il programma delle Nazioni Unite “Kunming- Montreal Global Biodiversity”.
Gli ambiziosi target fissati nella norma, da raggiungere entro il 2030, sono giuridicamente vincolanti per gli Stati membri dell’Unione europea e prevedono che vengano adottate, fra le altre, azioni per il ripristino degli ambienti naturali di almeno il 20% delle superfici terrestri e marine e del 15% dei fiumi in tutta la loro lunghezza, ma anche azioni per l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori, la rimozione delle barriere fluviali su almeno 25.000 km di corsi d’acqua e la realizzazione di elementi paesaggistici ad elevata biodiversità su almeno il 10% delle superfici agricole in uso. Le azioni di ripristino e riqualificazione degli ambienti naturali dovranno essere attuate non solo nelle aree protette, ma in tutti gli ecosistemi, compresi i terreni agricoli (come l’aumento delle popolazioni di farfalle delle praterie e di uccelli delle aree rurali) e le aree urbane (come l’azzeramento della perdita degli spazi verdi urbani), con l’obiettivo a lungo termine di eliminare totalmente i sistemi naturali degradati prima del 2050.
L’importanza di adottare con urgenza, e in tutte le sue forme, la Nature restoration law è ancora più evidente se si considera quanto riportato nel rapporto “Stato della natura nell’UE 2020” dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA – Environmental European Agency): l’81% degli habitat protetti, il 39% delle specie di uccelli protetti e il 63% delle altre specie si trovano in un cattivo stato di conservazione.
Non solo: le produzioni agricole dipendono dagli insetti impollinatori, le cui popolazioni sono in preoccupante declino.
Le ragioni di queste drammatiche perdite sono, come al solito, rinvenibili nelle attività antropiche che esercitano le proprie pressioni sull’ambiente: inquinamento da varie fonti, agricoltura intensiva e pratiche silvicolturali non sostenibili, depauperamento della biodiversità, consumo di suolo e, non ultimo, cambiamento climatico.
Ma non basta.
Il Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change) nel 2022 ha evidenziato che in Europa sono aumentati gli eventi meteorologici e climatici estremi, soprattutto a causa dell’incessante sfruttamento dei sistemi naturali e umani ben oltre la loro capacità di adattamento, con conseguenze che sono già ad oggi irreversibili.
Per mitigare gli impatti del cambiamento climatico sul nostro continente l’IPCC ha sottolineato quanto sia essenziale arrestare il declino degli ecosistemi e ripristinarli anche ricostituendo zone umide, fiumi, foreste ed aree agricole deteriorate. E la filosofia (che è pratica, in realtà) sottesa alla Nature restoration law è proprio quella per cui ecosistemi sani danno origine ad acque pulite, terreni ricchi, alimenti sani e, di conseguenza, sicurezza
alimentare, ma forniscono anche soluzioni per mitigare gli effetti delle catastrofi provocate
dalla crisi climatica. Senza dimenticare che, secondo le stime della Commissione europea, ogni singolo euro investito nel ripristino della natura incrementa il proprio valore fino ad un range compreso fra gli 8 ed i 38 euro in benefici conseguenti: quindi, è un evidente e non trascurabile vantaggio anche economico.
Una volta che l’iter di adozione della legge sarà concluso a livello comunitario, gli Stati membri dell’Unione europea avranno l’onere di presentare alla Commissione i propri Piani nazionali di ripristino entro due anni dalla sua entrata in vigore, indicando anche come intendono conseguire gli obiettivi fissati.
Inoltre, saranno tenuti a monitorare i progressi compiuti verso il loro conseguimento e a riferirne in merito, mentre l’Agenzia europea dell’ambiente redigerà relazioni tecniche periodiche su tali rendicontati progressi. La Commissione, a sua volta, riferirà al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato di attuazione della legge.
Dal canto nostro, ci auguriamo di raccontarvi nel tempo i risultati che porterà l’applicazione della legge sul ripristino della natura e di vederne gli effetti anche nel nostro quotidiano.
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