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Moda circolare:l’upcycling che non ti aspetti

di Luisella Berti (giornalista, fondatrice del blog fattidistile.it, vestire circolare e sostenibile)



Cos’è l’upcycling?


L’upcycling è la creazione di qualcosa di nuovo utilizzando materiale già esistente. Possono essere rimanenze di tessuto di altre lavorazioni, tessuti usati e utilizzati in settori diversi da quello della moda, oppure capi di abbigliamento di seconda mano o vintage.  

Insomma, l’upcycling è l’ideazione al contrario. Infatti, di solito i designer partono da un’idea alla quale segue la scelta dei tessuti. Il designer dell’upcycling, invece, crea sulla base delle caratteristiche dei materiali e dei tessuti già esistenti, realizzando qualcosa di nuovo e dal valore superiore rispetto a quello originario. Significa avere capacità creative non comuni.

Grazie all’upcycling quindi si allunga la vita a materiali ancora utili che altrimenti sarebbero trattati come rifiuti da smaltire.

E i rifiuti nel tessile e abbigliamento sono un problema enorme, a causa, in particolare, dell’esplosione della fast fashion. 

Ogni anno soltanto nell’Unione europea vengono buttati 5 milioni di tonnellate di vestiti e calzature (circa 12 chili per persona) e l’80% di questi finisce in inceneritori o in discariche nel sud del mondo. Per rendere l’idea, ogni secondo nel mondo un camion di indumenti viene bruciato o mandato in discarica.

Non solo, il 25% dei capi di abbigliamento prodotti in tutto il mondo rimane invenduto e meno dell’1% dei vecchi abiti viene usato per produrre nuovi vestiti.

Per queste, ed altre ragioni, l’upcycling è una delle azioni più interessanti della moda circolare. Un esempio di moda lenta, fatta da piccole realtà artigianali che lavorano in maniera etica e sostenibile.

In questo articolo, 3 dimostrazioni di come sia possibile recuperare qualsiasi materiale e farne qualcosa di straordinario. 


Dalle lenzuola dismesse dei resort nascono le camicie artigianali di FRii




I resort sono molto esigenti e così, se dopo il lavaggio la biancheria da letto non supera il controllo qualità, anche solo per un piccolo difetto o una minima lacerazione, il lenzuolo 100% cotone viene scartato. Cosa farne? Francesca Riillo, stilista da oltre 25 anni, ha pensato bene di trasformare queste lenzuola in un capo iconico: la camicia bianca. 

Appassionata del second hand e del vintage, Francesca Riillo ha sempre avuto la propensione a ridare vita alle cose, dall’abbigliamento ai mobili, ma anche quella di «andare oltre alla funzione primaria di un oggetto, vedendoci altro», racconta. 

FRii debutta circa un anno fa, dopo uno studio di due anni. 

Il contatto con le lavanderie industriali di Grosseto, dove la stilista vive, è iniziato per caso. 

«Nella zona di Grosseto ci sono diverse lavanderie che servono i vari alberghi e resort dell’Argentario. Ho potuto toccare con mano la qualità dei tessuti e il quantitativo degli scarti. Parliamo di magazzini pieni di sacchi da smaltire».

In quelle lenzuola vede delle potenzialità enormi. «Sono lenzuola di grande qualità in cotone liscio, in cotone rigato e in rasatello, un cotone leggero che ha un effetto seta».

Dalle lavanderie Francesca Riillo acquista le lenzuola in scatole o in sacchi. «Sono già lavate, igienizzate e stirate. Le porto in laboratorio e le ispeziono per bene. Dai pezzi che superano la prova parte l’ideazione e i modelli». Riguardo alla manifattura «collaboro con sarte in Toscana, oltre che con laboratori in Sicilia e in Puglia». 

La produzione di FRii è solo su ordinazione. Gli articoli presenti sull’e-commerce sono un campionario. «Una volta fatto l’ordine, il capo viene rifatto. Inoltre, non faccio collezioni: voglio che i miei prodotti siano senza tempo, senza genere, senza stagione».

Dalla vestibilità morbida, con quel mezzo centimetro in più rispetto alle taglie standard, FRii propone anche la personalizzare dei capi. 

Si può scegliere la posizione del logo, ricamato a mano, e il colore: bianco su bianco o bianco su grigio. «Sono possibili anche piccoli cambiamenti al modello, ma senza stravolgerlo». 

FRii non è solo camicie. «Con il cotone piquet dei copriletto ho realizzato pantaloni, gonna a ruota e gilet».  

Le camicie rimangono il capo di punta. Per la stagione estiva, una delle più gettonate è la camicia over size da indossare in spiaggia sopra il costume. 

La particolarità nei bottoni: «Sono di semola, l’unico prodotto che importo, provengono da un’azienda di Barcellona. Non volevo bottoni in plastica, ma non volevo rinunciare alla resistenza».  

Inoltre, le due etichette interne, del logo e delle istruzioni di cura, sono in raso riciclato. 

E il packaging? «Con il tessuto avanzato realizzo shopper oppure dei sacchetti chiusi con i bottoni riciclati che pesco dalla mia cesta. Le camicie vengono inviate così. Inoltre, tutti i ritagli li regalo alle officine che li usano come stracci». 

Insomma, del lenzuolo non si butta nulla. Più circolare di così!

Sito web:

Instagram

Foto: gentile concessione FRii


Upcycling e yoga: una unione perfetta con ILAB Yoga & Upcycling




Ilaria Ferrari lavora da sempre nel mondo della moda ed è si dedica all’upcycling da almeno 10 anni. A marzo 2023 ha deciso di creare il suo brand ILAB Yoga & Upcycling per dare pieno sfogo alla sua creatività, fondendo le sue passioni: «Lo yoga, perché sono un’insegnante di yoga, e la moda, in quanto vengo da questo mondo. A unire il tutto le mie competenze sartoriali». 

Così, ha pensato bene di fare una linea di prodotti per lo yoga, 100% a tema upcycling, riciclando ogni tipo di scampolo di tessuto. 

«Gli scampoli - racconta - li recupero principalmente dalle case di moda, dai negozi di tendaggi e tessuti, dalle mercerie in liquidazione, oppure dalle fabbriche che devono dare via rotoli di fine serie. Raccolgo tutto e creo».  

Ecco le sue creazioni: «Porta tappetini, cuscini da meditazione, cinghie utilizzate come supporto alla pratica, cuscinetti per gli occhi per favorire il rilassamento con all’interno fiori di lavanda e semi di lino». Non è tutto: «Mi sono avvicinata al mondo del surf, e realizzo poncho con cappuccio per coprirsi una volta usciti dall’acqua. Sono fatti con teli da mare o accappatoi riciclati. Chi vuole acquistare il poncho spesso mi dà anche i propri teli: quelli dell’infanzia, dei suoi figli, dei suoi nonni, di chi vogliono. Creo il poncho, anche con  patchwork, e lo personalizzo ricamando a mano il nickname della persona». 

Ilaria Ferrari si occupa anche del recupero e della trasformazione di t-shirt aziendali. «Spesso le aziende danno allo staff magliette con il nome del brand, ma capita di doverle recuperare e trasformare. Magari perché lo slogan è cambiato, il brand ha un’altra grafica, o il modello della t-shirt è cambiato. Quindi, lo scopo è trasformare queste magliette in qualcosa di utile. Ad esempio, possono diventare welcome box per i nuovi assunti, Christmas box, oppure gadget». 

Per sensibilizzare le persone sul tema dell’upcycling e sulla riparazione, Ilaria Ferrari organizza anche dei workshop: «Possono tenersi in occasione di un evento oppure può trattarsi di un corso con più appuntamenti. Ad ogni modo, ognuno può portare il suo jeans, il suo capo fallato, la sua borsa, o quant’altro, e andiamo a trasformare, a recuperare o a riparare». 

Per richieste specifiche e personalizzate è possibile mettersi in contatto con lei attraverso due modalità: «Contattandomi sul il mio profilo Instagram, oppure tramite alcune piattaforme, come Menabòh che collega i designer di upcycling con i clienti».

Le sue creazioni si possono ordinare sempre dal suo profilo Instagram oppure tramite la piattaforma Appcycled

«Per chi vive a Roma possiamo incontrarci per la consegna. Altrimenti  provvedo alla spedizione. Inoltre, avendo un archivio enorme di stoffe, su richiesta posso fare anche delle variazioni rispetto agli articoli che propongo su Instagram».

Instagram 

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L'EVENTO DA NON PERDERE

21 giugno: International Yoga Day 

ILAB Yoga & Upcycling e l’associazione Yogis4Nature vi danno appuntamento il 21 giugno alle Terme di Caracalla a Roma per l’International Yoga Day. Orario dalle 16:30 alle 20:30. 

Il programma: dalle 16:30 alle 18:00 laboratorio di riciclo tessile guidato da Ilaria Ferrari e alle 19:00 pratica Yoga. Per partecipare ad entrambi prenotarsi scrivendo a yogis4nature.italia@gmail.com.


Junkle: dal recupero delle vele dismesse nascono abbigliamento e accessori 




«Junkle nasce nel 2019 da una mia idea- racconta Ilaria Sposito - e il nome è l’unione tra junk, scarto, rifiuto, e jungle, giungla, nel senso che ormai viviamo in una giungla metropolitana di scarti». 

Salvare la giungla dai materiali scartati e perfettamente performanti per creare qualcosa di diverso, da utilizzare nel quotidiano, che duri e che possa essere riparato. «Un concetto che ho iniziato a coltivare prima da sola e poi con la mia socia Concetta Chillemi». 

Di cosa parliamo? Iniziamo dal recupero delle vele dismesse e dalla creazione di capi di abbigliamento, borse e accessori. Una linea che Junkle ha chiamato “I was a sail”, ero una vela.«La maggior parte dei materiali che recuperiamo ci vengono segnalati oppure consegnati. Riceviamo anche donazioni dalle scuole vela, da privati, da singoli utilizzatori che hanno l’attrezzatura in disuso».  

È stato necessario studiare il materiale per capire come usarlo al meglio.  

Ecco il risultato. «Per l’abbigliamento utilizziamo vele di spinnaker in nylon leggero. È un materiale molto resistente al vento e molto caldo. Con un solo livello di nylon creiamo un capo invernale. Invece, con le vele di nylon più rigide realizziamo borse». 

L’abbigliamento comprende trench, parka e anorak. «Questi tre capi sono nati all’interno di un progetto europeo per il riutilizzo della vela di nylon nell’abbigliamento. Per questa linea abbiamo coinvolto la designer Livia Quaresmini». 

Una produzione lenta e sostenibile: «Non facciamo collezioni che poi abbandoniamo. Magari aggiungiamo altri articoli, ma sono in continuativo. La nostra è una moda comoda: solo due taglie ampie per tutti». 

Junkle recupera anche altri materiali. 

Come il PVC da scarti di lavorazione. «Ci riforniamo da artigiani che realizzano teloni dei camion, tende per esterno, coperture, gazebo. Hanno degli avanzi che rimangono negli scaffali». 

Con questo materiale, che altrimenti andrebbe buttato o occuperebbe solo spazio, Junkle ha creato la linea “Vinyl” che comprende zaini, borse e piccoli accessori: «Sono indistruttibili, hanno la stessa durata della pelle».

C’è anche la collezione “Sicily Markets” che nasce dal recupero di tessuti di cotone e nylon per esterni utilizzati per fare sdraio, tendoni, ombrelloni.«Con questo materiale abbiamo creato una linea molto colorata di pouf».

La manifattura è prevalentemente interna:  «Siamo in tre: io, la mia socia, e una ragazza del Bangladesh che abbiamo appena assunto. Per la linea di 4 borse spinnaker, invece, collaboriamo con La.B, un laboratorio artigianale di Latina che ci piace molto, con un forte carattere di sostenibilità sociale, in quanto nato da un progetto di reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza». 

Junkle fornisce anche un servizio di riparazione. «Il nostro motto è “Riparare è rock” e per i nostri clienti di Palermo il servizio è già attivo. Il nostro obiettivo è di estenderlo anche sull’online entro la fine del 2024 inizio 2025». 

Per gli acquisti su ordinazione c’è il sito di e-commerce junkle.it. Ma nel centro storico di Palermo Junkle ha anche un laboratorio e uno shop, un luogo unico nel quale si idea, si produce e si vende. È in Piazza Aragona, dove si è creata una comunità vivace di vecchi e nuovi artigiani e designer.  

L’upcycling fa anche questo: «Contribuisce a creare comunità produttive e creative sul territorio».

Foto: gentile concessione Junkle

Sito web:  https://junkle.it/

Instagram

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