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Filofobia: quando la paura d’amare non è solo un alibi

di Gioia Belardinelli


L’innamoramento è senza dubbio l’esperienza più significativa e trasformativa che conosciamo, ne consegue che in questa fase della nostra vita ci si possa sentire al contempo anche più vulnerabili proprio perché nella relazione con l’altro riveliamo gli aspetti più intimi del nostro sé. 


Perciò, soprattutto all’inizio, le intense sensazioni ed emozioni che si generano possono spaventare, e la paura di impegnarsi e rischiare appare come un fattore naturale dell’innamoramento.


Ma cosa succede quando questa paura diventa talmente intensa e invalidante da impedire a una persona di amare, e addirittura di essere amata?

Sempre più frequentemente alcune persone manifestano paura e ansia intense al pensiero di intraprendere o mantenere una relazione sentimentale, provano disagio e hanno la sensazione di sentirsi soffocare. Vengono dominati da pensieri negativi ricorrenti sull’amore e sul timore di sentirsi giudicati. Capita spesso inoltre che il terrore di essere rifiutati o di venir abbandonati è talmente intenso da portare chi ne soffre ad evitare completamente le situazioni relazionali, o a interrompere quelle che, potenzialmente, potrebbero divenire serie e durature.


Cos’è la Filofobia?

Condizioni come queste descritte possono essere definite con il termine “filofobia” (dal greco “φιλος”- amore e “φοβία”- fobia),  che si riferisce a una condizione specifica caratterizzata da una paura intensa e persistente di amare ed essere amati. Viene definita anche come ansia da relazione, da cui si genera il timore di entrare in intimità emotiva con un’altra persona nel contesto di una relazione seria e duratura, pur desiderandolo. La relazione amorosa, infatti, diventa la situazione minacciosa, lo stimolo fobico da cui ritirarsi, essendo tuttavia qualcosa che la persona vorrebbe costruire. 

Succede che l’ansia e la paura eccessiva e persistente, portano le persone che soffrono di Filofobia a utilizzare l’evitamento come strategia di coping dominante. Insomma chi fugge dalla relazione è perché teme di perdere il controllo di sé e sulle proprie emozioni, di divenire irrazionale, di perdere i propri confini, di sentirsi perso nella relazione con l’altro. Per questi motivi la evita.


Quali sono le cause della Filofobia?

Le cause dell'ansia da relazione non sono completamente chiare, ma si pensa che siano dovute a una combinazione di fattori genetici, psicologici e ambientali.  Esperienze negative e traumatiche in ambito relazionale, stile di attaccamento insicuro, problemi di regolazione emotiva e bassa autostima possono essere considerati tra i fattori scatenanti, che tuttavia entrano in relazione con altri elementi contestuali e sociali.

Come tale, la filofobia, può essere riconosciuta e trattata, non perché la persona deve necessariamente instaurare una relazione sentimentale duratura, ma per ridurre l’impatto e le limitazioni che essa ha sulla sua qualità della vita e sul suo benessere: la fobia del legame affettivo spesso infatti nasconde timori irrazionali profondi e radicati, che sono all’origine di un possibile malessere generalizzato.

Con il giusto trattamento e supporto, è possibile perciò imparare a gestire tale paura e raggiungere la consapevolezza di poter costruire relazioni sane e appaganti, intervenendo su quei pensieri negativi che dominano le emozioni e i sentimenti e che impediscono l’azione.


Come è possibile individuare i segnali di questa condizione?

Secondo il DSM-5 e gli altri manuali diagnostici ufficiali la filofobia non si configura come una vera e propria fobia, rappresenta una condizione in cui il soggetto sperimenta delle difficoltà nel vivere appieno le proprie relazioni sentimentali

Chi soffre di filofobia sperimenta infatti un’intensa paura nel creare legami affettivi, siano essi profondi o meno significativi. Questo timore genera un forte senso di solitudine e spinge colui che ne è affetto a evitare attivamente situazioni che potrebbero portare alla costruzione di legami e connessioni. Quando il filofobico avverte che il legame emotivo sta diventando intenso, manifesta un istintivo ritiro e una propensione all’evitamento. Questo atteggiamento può portare a una condizione di solitudine estrema, percepita come una forma di protezione.


Quanto pesano le esperienze negative del passato?

Delusioni sentimentali o esperienze negative vissute nel passato possono influire in questa condizione anche se è difficile individuare una causa scatenante.

La filofobia può avere diverse cause, che differiscono da individuo a individuo e sono legate all’esperienza personale di ciascuno. La difficoltà con cui il filofobico si approccia alle relazioni affettive spesso affonda le sue radici in esperienze passate complesse, deludenti e persino traumatiche. Questi vissuti possono contribuire a instillare nella persona un senso di inadeguatezza, accompagnato dal timore che entrare in connessione profonda con qualcuno possa aumentare il rischio di tradimento, sofferenza o abbandoni e che le esperienze negative del passato possano, quindi, ripetersi».


Filofobia e sessualità

La paura dell’intimità e dell’impegno con l’altro può tradursi in una difficoltà a stabilire connessioni profonde sia a livello emotivo che a livello fisico. Un individuo con filofobia potrebbe, ad esempio, evitare situazioni intime o sperimentare difficoltà nell’esprimere i propri desideri sessuali. Spesso ciò può derivare dal timore di perdere il controllo emotivo e mostrarsi, quindi, più vulnerabile. 


L’importanza della consapevolezza

Superare questo blocco non è facile anche perché spesso chi ha paura di amare fatica a prenderne coscienza.

Affrontare e superare la filofobia richiede una profonda consapevolezza dei propri comportamenti e un impegno nell’indagare le cause sottostanti. Chi soffre di filofobia potrebbe non essere completamente consapevole delle radici profonde che si celano dietro alle proprie paure e insicurezze. Intraprendere un percorso di terapia può essere estremamente benefico in questo senso. La psicoterapia si è dimostrata molto efficace nell’aiutare i soggetti affetti da questa fobia nel comprendere e modificare i fattori associati alla paura di amare. Il supporto psicologico può, inoltre, fornire strumenti pratici per lavorare su di sé, potenziare l’autostima e godere di una vita relazionale appagante.


Ma cosa fare invece quando si sta vivendo un coinvolgimento emotivo con una persona filofobica?

La filofobia rappresenta una forma di sofferenza emotiva che richiede un approccio empatico e grande accoglienza Chi è vicino a una persona con filofobia, può offrire sostegno attraverso una comunicazione aperta, priva di giudizi e che permetta la libera espressione. È cruciale, poi, evitare di affrettare il cambiamento, rispettando i ritmi e i tempi della persona. Anche contribuire all’individuazione di un professionista della salute mentale da cui farsi supportare può costituire un aiuto prezioso. Infine, mantenere un approccio costruttivo è fondamentale per incoraggiare la persona filofobica a compiere piccoli passi verso il superamento delle proprie paure.


… e se fosse solo un alibi?

Attenzione però a non cadere nella trappola di chi usa la paura di amare come alibi per non impegnarsi in una relazione. La paura di amare è un tema complesso e, spesso, i confini possono essere molto labili. All’interno di una relazione con una persona che ha difficoltà ad amarci come vorremmo, la cosa più importante da fare non è tentare di decifrare eventuali segnali ambigui da parte dell’altro, bensì porci domande fondamentali su di noi e le nostre esigenze. Molto spesso, infatti, tendiamo a concentrarci sull’altro, dimenticandoci di noi stessi. Innanzitutto, dobbiamo, quindi, riflettere su cosa cerchiamo in una relazione e cosa ci aspettiamo dal partner. È importante identificare i nostri bisogni emotivi, i limiti che siamo disposti a tollerare e ciò che è essenziale per noi. Chiederci come un legame ci fa sentire e avere sempre consapevolezza dei nostri desideri e bisogni più autentici può aiutarci a porre al centro il nostro benessere, più che il comportamento dell’altro su cui non abbiamo potere. Una relazione soddisfacente parte, infatti, prima di tutto dalla consapevolezza che abbiamo di noi. 

Acquisire consapevolezza è poi il primo passo per riuscire a individuare eventuali campanelli d’allarme di una relazione disfunzionale o fondata su dinamiche tossiche.

Riconoscere i segnali e le conseguenze sul piano psicologico di questo tipo di relazione è un passaggio importantissimo. È poi fondamentale domandarci cosa temiamo, perché imponiamo a noi stessi di stare in una relazione in cui l’altro non si dà mai a noi completamente. È, infine, essenziale condividere queste riflessioni con il partner e comunicargli apertamente come la relazione, così impostata, ci fa sentire. Queste nuove consapevolezze possono dare modo alla coppia di vivere un momento di crescita e di confronto teso a modificare le dinamiche esistenti.


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