Ne parliamo con ENRICO MARIA BELLUCCI, Psicoterapeuta
“L’autostima è il modo in cui percepiamo il nostro valore, come persone, come uomini, come donne, come professionisti. È il nostro centro caldo, il nostro centro di gravità permanente”: è la definizione di autostima che ci ha dato lo psicoterapeuta Enrico Maria Bellucci nel primo articolo dedicato al tema, che vi invito a leggere se non l’avete ancora fatto.
In quest’articolo torniamo a dialogare con Enrico per proseguire il ragionamento. In particolare, dal momento che abbiamo capito quanto sia fondamentale per il nostro benessere, è importante adesso capire cosa fare per rafforzarla, la nostra autostima.
E se avrete la pazienza di arrivare fino in fondo, vi aspetta – sorpresa! - una buona notizia.
Allora partiamo!
Da un punto di vista pratico, Enrico, come possiamo coltivare e/o incrementare la nostra autostima, dunque il benessere psicofisico?
Per avere fiducia in sé stessi, una cosa risulta imprescindibile: dobbiamo sapere chi siamo, dobbiamo conoscere noi stessi a 360 gradi, dobbiamo conoscere tutto il nostro organismo mente-corpo.
Noi siamo composti dal corpo e dalla mente e molto spesso non sappiamo niente né dell’uno né dell’altro. Viceversa, per sviluppare la nostra autostima, se non l'abbiamo sviluppata precedentemente, è fondamentale iniziare a capire chi siamo, per vedere qual è la tara che utilizziamo per soppesare gli eventi della vita.
Che cosa intendi per “tara”?
Io dico sempre che la vita è una questione di tara, come la tara della bilancia.
Per prima cosa dovremmo capire se la nostra, come quella della bilancia, è allineata sullo zero assoluto, e se quindi ci consente di pesare correttamente i cibi come gli eventi della nostra vita, consentendoci di capire se qualcosa pesa poco o troppo.
Se noi non siamo consapevoli della tara con cui soppesiamo gli eventi della vita, cominceremo a dare troppo peso ad eventi che invece non ne hanno, e viceversa. Quindi per coltivare l'autostima e il benessere psico-fisico è fondamentale capire la tara con cui soppesiamo noi stessi e gli altri.
Le nostre tare, che oggi nel mondo della mindfulness si chiamano le nostre “credenze errate”, ci portano spesso fuori strada. Come se avessimo una bussola e fossimo vicino al Triangolo delle Bermuda e il nostro ago cominciasse a segnare sud invece che est e ovest invece che nord: questo ovviamente ci fa sentire disorientati, persi e la nostra autostima, se già carente, scende ancora di più.
Per sviluppare l'autostima, il benessere psico-fisico o qualunque altra skill, è necessaria “applicazione”, come del resto in tutti gli ambiti della vita. Per qualche strano motivo, però, quando si tratta di imparare a guidare o fare concretamente altre cose pratiche, il tempo lo troviamo; quando invece si tratta di guardarsi dentro e prendersi cura di sé stessi, ci sembra assurdo dedicarsi tutti i giorni, sentiamo di “non avere tempo”.
La verità però è che se non ci dedichiamo a questo, non ha neanche senso lamentarsi che non ci sentiamo bene, che non ci sentiamo a nostro agio.
La scusa di non avere tempo fa ridere, perché nove volte su dieci è una stupidaggine, e una volta su dieci magari è vera, ma è proprio quello il caso più grave. Perché se abbiamo costruito una vita in cui non si ha tempo per sé stessi, non dico quindici ore al giorno, ma venti-trenta minuti per dedicarsi al proprio percorso - magari praticando yoga, meditazione o leggendo semplicemente un testo che possa aprirci delle finestre per spunti di riflessione -, se non troviamo il tempo per dedicarci, per “applicarci”, a quello di cui abbiamo bisogno come facciamo a lamentarci delle nostre frustrazioni, delle nostre sofferenze?!
Se ho poca autostima e mi affido a qualcuno, poi è necessario “intraprendere” il percorso e seguirlo fino in fondo.
Mi spiego meglio, se voglio imparare a cucinare, e faccio un corso, ma poi a casa non ho voglia di perdere tempo, allora perché non mangiare semplicemente al McDonalds o chiamare Just Eat? Quello che voglio dire è che non c'è una scelta giusta e una sbagliata, va bene mangiare Just Eat o McDonalds, l'importante è non lamentarsi. Perché è proprio questo l’eterno conflitto: volere qualcosa ma non avere voglia di dedicarsi a quella cosa.
E non è una questione alla “giapponese”, dove ci vuole la sofferenza e il dolore; ci vuole semplicemente la voglia di dedicarsi alle cose che riteniamo importanti. Dobbiamo partire dalla nostra capacità e determinazione a dare il massimo, e se poi quel massimo non dovesse bastare, beh, allora in ogni caso c’avremo provato e non avrà senso dannarci. L'importante per la nostra autostima è riuscire a dare il “nostro” massimo.
Siamo in attesa della buona notizia.
La buona notizia è sempre la stessa: per tutti i problemi della vita alla fine dipende tutto da noi. L'ultima parola è sempre la nostra e abbiamo sempre il potere di spezzare queste catene invisibili che legano il nostro corpo, la nostra mente, la nostra anima e il nostro spirito.
Senza aggiungere altro, mi limito a condividere con voi una cosa che mi disse proprio Enrico Maria Bellucci un po' di tempo fa e che mi ripeto quando le cose non vanno troppo bene e sento che potrei perdere la fiducia in me stessa:
“Ogni momento è sempre valido per ricominciare e per cambiare il corso delle cose se non ci vanno bene, perché fondamentalmente non c'è nulla di immutabile e definitivo ed ogni giorno possiamo iniziare ad essere la persona che vorremmo essere”.
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